L’importanza della bigenitorialità

8/2/14 – L’importanza della “bigenitorialità”

Figli da tutelare e diritti da rispettare

img003 copy_744Dall’ingresso della legge 54/2006 il nostro ordinamento giuridico ha puntato l’attenzione o meglio, ha provato a puntare l’attenzione, sull’importanza della bigenitorialità.

Nonostante ciò, tale concetto troppo spesso sembra essere rimasto sulla carta, dal momento che, madre e padre, non sembrano poter godere degli stessi diritti e doveri. Proprio perché si registrano lacune in tal senso (un esempio per tutti il tempo trascorso con l’uno piuttosto che con l’altro genitore), la sottoscritta ha voluto porre attenzioni a quelle situazioni in cui una delle figure genitoriali risulta assente o carente per “scelta” dell’altro genitore osservando che, ad essere penalizzati, sono proprio quei figli che si dice d voler tutelare.

Quello che sembra sfuggire è che punendo un padre o una madre per un comportamento non condiviso, una separazione non accettata, etc. in realtà non si fa un “dispetto” all’ex-marito o alla ex moglie ma si fa un danno a quel minore che è definito come “l’unica ragione di vita” e, spesso, la motivazione della battaglia giudiziaria.

 Detto ciò vale la pena far riferimento ad alcuni contributi scientifici che mirano ad evidenziare le conseguenza della deprivazione di una delle figure genitoriali sullo sviluppo psicofisico dei figli .

Cito, ad esempio, un importante contributo scientifico pubblicato in Acta Pediatrica 97 (2), 153-158, febbraio 2008 in cui esperti del settore hanno studiato gli effetti del coinvolgimento paterno sul conseguente sviluppo dei figli ottenendo il seguente risultato “L’impegno del padre sembra avere effetti differenti sui risultati desiderabili: riduce la frequenza di problemi comportamentali nei ragazzi, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, migliora lo sviluppo cognitivo, mentre da un lato diluisce la delinquenza e lo svantaggio economico in famiglie dal basso profilo socioeconomico”. Altrettanto interessanti sono le conclusioni alle quali sono giunti i professionisti “E’ evidente l’influenza positiva del coinvolgimento paterno sui risultati sociali, comportamentali e psicologici della prole. Sebbene la letteratura provveda a fornire una definizione solo sufficiente per l’impegno paterno (interazione diretta con il bambino), come una specifica forma di effettivo coinvolgimento paterno, vi è sufficiente conferma per esortare sia i professionisti che i responsabili politici a migliorare le circostanze favorenti il coinvolgimento paterno”.

Ed ancora “Negli USA molti studi hanno evidenziato i danni provenienti dall’assenza del padre – o per scelta del genitore o per volontà ostativa della genitrice – e tra questi sottolineerei American Journal of Pubblic Health, num. 84, 1994, Sheline et al., “I ragazzi con padre assente sono a più alto rischio per comportamenti violenti” e Survey on Child Health, 1993 U.S. Department of Health and Human Services “Bambini che vivono senza un contatto con il loro padre biologico hanno il doppio delle probabilità di lasciare la scuola” .

Assieme a contributi scientifici che evidenziano, sottolineano ed affermano alla comunità scientifica l’importanza della figura genitoriale paterna, numerosi sono gli studi che partono dall’esclusione della stessa nella vita dei minori per poterne studiare le conseguenze. Anziché, quindi, partire dall’assunto di valutare una correlazione positiva tra impegno paterno e sviluppo del figlio, altri autori studiano gli effetti della deprivazione paterna sui minori.

Tali ricerche evidenziano che non solo la deprivazione paterna provoca un grave danno al figlio, ma, soprattutto, che il livello di accudimento con cui in genitore si occupa del figlio è direttamente correlato al grado di realizzazione esistenziale del figlio stesso. Possiamo quindi definire l’assenza della figura paterna, quando negata da terzi, come una danno da deprivazione che, in casi estremi, sembra aumentare le probabilità di suicidio nell’età adulta.

Essere genitori non vuol dire essere l’uno contro l’altro, vuol dire accettare il ruolo e l’importanza dell’altro come importante figura di contributo per il sano e corretto sviluppo dei figli indipendentemente che questo sia marito o ex-marito, moglie o ex-moglie. Padre era, padre così, in eguale misura madre era e madre è. Non sono ammessi conflitti di lealtà che porterebbero – e come professionisti ne abbiamo la consapevolezza – a disturbi psicopatologici e nei casi più gravi a manifestazioni di tipo psichiatrico.

 Altri sono i casi gravi in cui la figura genitoriale deve essere allontanata. Poiché effettivamente possa essere valutata l’ipotesi di un affidamento esclusivo non è sufficiente, e di questo ne siamo consapevoli, l’incompatibilità tra i genitori, bensì è necessario un quid pluris.

“… occorre viceversa, che risulti, nei confronti di uno dei genitori, una sua condizione di manifesta carenza o inidoneità educativa o comunque tale appunto da rendere quell’affidamento in concreto pregiudizievole per il minore. Per cui l’esclusione della modalità dell’affidamento esclusivo dovrà risultare sorretta da una motivazione non più solo in positivo sulla idoneità del genitore affidatario, ma anche in negativo sulla inidoneità educativa del genitore che in tal modo si escluda dal pari esercizio della potestà genitoriale e sulla non rispondenza, quindi, all’interesse del figlio dell’adozione, nel caso concreto, del modello legale prioritario dell’affidamento” .

Uno dei due genitori deve essere oggettivamente carente o non idoneo ad educare e, tale realtà.

Anche le Linee Guida Deontologiche dello Psicologo Giuridico pongono attenzione sull’influenza esercitata dal genitore che ha in custodia il minore. Impedire rapporti, contatti, legami, negare i figli al telefono mentre il padre sente le voci degli stessi, far assistere i minori a telefonate in vivavoce etc., non può e non deve essere considerato educativo né, tanto meno, utile ad un processo di crescita sano ed armonico.

Tale concetto è ben espresso dalle parole della famosa psicologa Dionna Thompson “la guerra contro il padre è in realtà una guerra contro i figli; il punto non è semplicemente il diritto dei padri o il diritto delle madri, ma il diritto dei figli di avere due genitori che si occupino attivamente della loro vita”.

 Sara Pezzuolo
(dal sito www.personaedanno.it)